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                                                 "La mia classe, la mia seconda famiglia" a cura di Sara

 

Noi siamo la 3°A, una delle classi dell’ultimo anno della scuola media "Sandro Pertini". 

Siamo una classe “2.0” e a tempo prolungato.

L’esperienza del “2.0” offre a noi alunni svariate possibilità di apprendimento diverse dalla classica interrogazione o lezione frontale.

Siamo noi, insieme all’attuale 3°B, le "cavie" di questo esperimento: infatti, a Giugno saremo le prime terze della scuola che, dopo gli esami, proseguiranno gli studi alle superiori con questa opportunità in più che il digitale può fornire. 

Siamo in 17 quest’anno in classe, ma credetemi, facciamo confusione per il doppio o forse il triplo delle persone. Abbiamo molta creatività e fantasia, ma il nostro punto forte è l’amicizia che ormai ci lega da quasi tre anni. Se dovessi fare una descrizione dei vari tipi di persone in classe nella nostra ci sarebbe di tutto: il “barzellettiere”, che ne ha una per ogni situazione, gli “informatici” che sono esperti nel risolvere qualsiasi tipo di problema la lim ci presenti, gli “sportivi”… 

Poi ci siamo noi ragazze, a cui piace ridere e scherzare, ma anche parlare di libri, musica e molto altro. Credo che la categoria giusta per noi sarebbe le “sorelle”, perché in fondo lo siamo.   

Nel corso di questi tre anni i nostri insegnanti ci hanno fatto aderire a svariati progetti; attualmente stiamo lavorando al progetto sul fumo, ma quello che ci ha maggiormente impegnati è stato quello concluso a Febbraio dello scorso anno: "L’officina dello storico”. Abbiamo lavorato su territori, mezzadria, popolazione e usanze nel periodo del 1800 nel nostro territorio. Il primo passo è stato inserire i dati dei registri di nascita e morte in Excel, creando in seguito dei grafici.

Per gli altri temi le informazioni sono state tratte dal libro del “Catasto atti preparatori”, conservato nell’archivio di Stato di Venezia, ma soprattutto dal libro “Il possidente bellunese” di Antonio Maresio Bazzolle. Il tutto è stato proposto sotto forma di presentazione power point in una serata aperta ai genitori. 

Mi ritengo fortunata ad aver trovato questi compagni fantastici che sono sempre pronti ad aiutarti e credo che il prossimo anno alle superiori mi mancheranno davvero tanto.

 

 

                                                                            "Burattini del mondo" a cura di Irene

 

In risposta all'articolo che trovate sotto, tratto da "Repubblica Scuola", cosa avrà scritto la nostra Irene Da Ros? scopritelo leggendo il suo articolo ;-)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quante cose mancano e quante cose abbiamo e non ne apprezziamo il vero significato.

Ci danno la salute e noi la usiamo come se fosse una cosa ovvia: fumiamo, ci droghiamo, ci facciamo del male per stare meglio, ma in realtà sono solo delle scorciatoie perché siamo stanchi di lottare per qualcosa che molto probabilmente ci verrà bruciato sotto l’effetto dei soldi. 

Ci danno la libertà e poi sono i grandi i primi che la “perdono”, anche se ci sono molti uomini che per andarsene dalla schiavitù compiono viaggi improponibili rischiando la vita.

Ci dicono la verità e noi ne rimaniamo delusi perché molto probabilmente noi non avremo un futuro tutto rose e fiori.

Ci danno la stima e noi non la ingoiamo come una pastiglia amara.

Quindi cosa vogliamo sul serio? 

Per me ci vuole l’ascolto, il vero ascolto, non l’ascolto assente, lontano tanto per farci stare zitti. Ho bisogno di sentirmi viva e non come un burattino legato a dei fili per muoversi. Siamo tutti fotocopie dell'originale.

Noi che cerchiamo attenzioni a modo nostro e voi che le ignorate.

Ho tremendamente bisogno di qualcuno che mi ascolti e che mi capisca, capisca che non ce la faccio di stare qui a fare il burattino. Di certo voi siete lontani, così lontani che siete in un altro mondo, un mondo dove esiste solo il lavoro e i problemi, dove è impossibile sorridere per una cavolata, ma solo se è strettamente necessario. Ho bisogno di non sentirmi sola in questo mondo, ho bisogno di non sentirmi sempre l’errore, ma anche certe volte la soluzione. Secondo me, la perfezione esiste, è solo che nessuno l’ha mai cercata perché tutti sono addestrati nel vedere il bicchiere mezzo vuoto e non mezzo pieno. 

Non voglio essere legata per sempre a quei fili che determinano le mie azioni, voglio liberarmene, voglio che qualcuno mi porga un paio di forbici e scappi insieme a me. Non voglio sentirmi per sempre sola, perché non ne sono più così sicura che ci sia ancora qualcuno pronto ad ascoltare i miei lamenti, i miei pianti, le mie urla… però mi piace anche assorbire le storie degli altri e farle diventare mie, far diventare quel loro urlo un'eco del mio canto, far diventare quelle loro lacrime uno stupefacente per il mio sorriso, far diventare i loro lamenti il mio passato.

Ecco di cosa ho bisogno, della certezza di qualcuno che ci sia ad ascoltarmi.

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