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                                                   a cura di Sara.

 

13 Novembre 2015. Parigi. Al teatro Bataclan c’è un concerto di un gruppo rock, tutti ballano e si divertono. Ad un certo punto…SPARI! Più di 130 vittime. Attentato di mente jihadista il secondo, dopo Charlie Hebdo che colpisce la capitale francese.

 

Oggi è sabato; la sveglia, puntuale come sempre, sta suonando sopra il mio comodino. È un giorno come tanti altri, la solita colazione, la solita scuola, insomma la solita vita… Mio padre fa il suo ingresso in cucina e dice: “Avete sentito cos’è successo in Francia?”. Ovviamente la risposta è no, visto che l’unico rimasto sveglio fino a tardi ieri sera è stato lui. Ci informa dell’accaduto e rimaniamo per un attimo tutte e tre (io, mia sorella e mia mamma) un po’stordite. Poi come nessuna mattina accendiamo la TV. Stanno trasmettendo il telegiornale, un’edizione speciale, ovviamente si parla di quello che è successo poche ore fa…

Ore 7:15: sono appena uscita di casa, lo scuolabus sta arrivando e, come ormai tutte le mattine, entro su Instagram e mi trovo con lo schermo pieno di post con l’hashtag #prayforparis, pregate per Parigi.

Questa mattina a scuola c’è un’aria un po’ diversa, ma probabilmente mi sto sbagliando. Tutti stanno conversando sull’accaduto di ieri sera e tutti abbiamo paura. D’altronde chi non ne avrebbe?

 

Identificati i primi cinque kamikaze. Sicuramente ce ne sono altri. Altri di cui si sa pure il nome, o magari no. Scappano. Sì scappano e allora l’allarme attentati si estende a tutta l’Europa. Militari. Militari ovunque, nelle piazze, negli stadi. Le capitali ormai sono come delle caserme. Da un lato i controlli danno sicurezza, ma d’altra parte mettono ancora più terrore.

 

Qualche giorno fa al TG hanno detto che la moschea di Ponte Nelle Alpi è un luogo a rischio attentati terroristici. Nessuno ci crede. Ormai i mussulmani sono ben integrati nella società e per questo, a parte da poche persone, forse ancora legate alla teoria “diverso=male”, la notizia viene praticamente ignorata.

Alla marcia della Pace e della fratellanza, svoltasi l’8 Dicembre 2015 a cui ho partecipato, c’era tanta gente, tante persone diverse, tante etnie. È stato bello essere lì in mezzo a quella gente. Ogni comunità ha portato il suo messaggio di pace, il rappresentante della comunità dei mussulmani ha detto: “Non dovranno mai più partire giovani dal nostro Paese per andare in Siria a combattere per una causa falsa”, secondo me è stato un bel messaggio. Lo scopo di questa marcia era quello di dire che siamo tutti uguali di fronte a questi eventi, tutti uniti, infatti sullo striscione che apriva la parata c’era scritto “TUTTI FRATELLI UNITI PER LA PACE”.

 

Ormai l’hanno detto. Giornali, TG, siti d’informazione, tutti. Scritto quasi a caratteri cubitali sulla maggior parte delle prime pagine: “Siamo nella Terza Guerra Mondiale”. Da qui si vede che la storia non è sufficientemente studiata…

Per la prima volta dopo l’approvazione viene attuato il trattato di Lisbona, secondo cui ogni Paese dell’Unione Europea è chiamato ad intervenire in caso di attacchi in qualsiasi altro Paese membro. Renzi dice: “Non si interviene solo con le armi”

 

“Mio papà l’ha sentito alla radio, ormai è ufficiale…”, come sempre stiamo discutendo io e Irene, la mia migliore amica. “Secondo me non è vero non può essere…” cerco di convincermi che non sia vero, insomma “Terza Guerra Mondiale” è un nome troppo grande. Mi viene da pensare che d’ora in poi se qualcuno si dispera per niente non potranno più usare l’espressione sarcastica: “Non è mica scoppiata la Terza guerra Mondiale!”. Quel “terza” dovrà essere sostituito con “quarta” da qui in avanti.

Dire così fa un po’ paura anche se effettivamente nella mia vita quotidiana non è cambiato molto rispetto prima o dopo gli attentati a Parigi…

 

È già passato un mese dalla strage, ormai non se ne parla più molto. A volte si accenna al discorso di uno degli artefici della tragedia fuggito in Belgio dove l’allarme è alto, ma niente di più. Le città sono tutte illuminate in preparazione alle feste natalizie. Chissà come sarà questo Natale, chissà…

 

 

"Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi", così dicono, ma alla fine si passano tutte e due con la famiglia. Per un attimo penso alle vittime di questa strage un anno fa a Natale erano con le famiglie e quest’anno non ci saranno più, lì con loro a festeggiare. Un dolore immenso, un dolore implacabile. Forse le cose si sistemeranno durante questo Natale, o forse no. Speriamo di sì però, bisogna essere positivi.

Sicuramente l’accaduto ha segnato tutti, questo è vero. È anche vero però che morto un prete se ne fa un altro e dopo il buio della notte c’è sempre la luce del sole. Bisogna che troviamo la forza per dire IO NON HO PAURA. Perché lo scopo dei terroristi, lo dice anche la parola, è mettere paura, ma vogliamo lasciarli vincere?

 

 

                                                 "Glorenza, tra musica sapori e gioia" a cura di Lorenzo T.

 

Situata a nord del Trentino, a confine con l'Austria il borgo di Glorenza è stato dichiarato uno dei borghi più belli d' Italia. La cittadina di origine medievale è circondata da un paesaggio mozzafiato, che da vari sbocchi visivi sulle montagne circostanti e sui vari boschi. Il periodo migliore per visitare questo piccolo borgo che resiste alla globalizzazione e mantiene vive le proprie tradizioni è proprio questo. Infatti l'8 dicembre ( giorno dell'Immacolata) ne piccolo paesino viene allestito un grande mercatino natalizio, che spazia da oggetti tradizionali alla cucina raffinata e semplice dell’alto trentino. Accompagnata dalla musica tradizionale eseguita con cornamusa e tromba il piccolo borgo si anima di tempi passati e così all'interno della cinta muraria si crea un'atmosfera veramente straordinaria.

 

 

 

 

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